Lancio del CED – Contributo video di Antonio Cammarota, Unità Salute e Sicurezza sul Lavoro della DG “Occupazione, Affari sociali ed Inclusione” della Commissione Europea

Buongiorno. Grazie per l’invito a partecipare a questo importante evento. Sono lieto di intervenire − anche se a distanza − e dare il mio piccolo contributo al lancio di quest’iniziativa del Centro Per lo Sviluppo Economico dell’IIF. Mi è stato chiesto di intervenire brevemente sul ruolo delle Politiche Sociali in Europa, cosa che faccio volentieri.

Malgrado le difficoltà legate alla crisi di questi ultimi anni, il ruolo di queste politiche resta fondamentale per la costruzione europea. Vi è una crescente consapevolezza dell’importante ruolo svolto oggi da queste politiche, non solo per la difesa del modello di società nel quale ci riconosciamo, ma anche dal punto di vista della sostenibilità economica, sociale e ambientale del nostro modello di società. Vorrei limitarmi a due esempi: da un lato le politiche di salute e sicurezza sul luogo di lavoro, dall’altro le politiche intese a combattere il drammatico fenomeno della disoccupazione giovanile.

Per quanto riguarda le prime, l’approccio si sposta sempre più da una cultura della prevenzione finalizzata a combattere il rischio singolo, a una cultura sistematica del luogo di lavoro, che concepisce quest’ultimo come un complesso di condizioni che ha natura interattiva tanto al suo interno quanto al suo esterno. Quindi non più, o non solo, singoli rischi da identificare e prevenire, ma costellazioni complesse, che per comodità definiamo con un singolo nome – come nel caso dei cosiddetti rischi psicosociali o economici − ma che in realtà rinviano all’organizzazione del lavoro come tale e alle sue dinamiche interne.

Il “sistema” luogo di lavoro, d’altro canto, è aperto e interagisce anche verso l’esterno, come un sottosistema della cultura d’impresa, oppure, a più ampio raggio, come un sottosistema delle politiche del lavoro e della sicurezza sociale. L’aspetto interessante di questo nuovo modo di guardare i problemi della salute e sicurezza sul lavoro, è la possibilità di concepire politiche messe in campo per combattere questi problemi come un momento all’interno di un intero processo socioeconomico, un momento in cui il

funzionamento – o il malfunzionamento – si ripercuote, evidentemente, su tutta la società, in termini sia di costi che di benefici potenziali.

Al di là dei costi tradizionali legati agli infortuni sul lavoro o alle malattie professionali, e ai relativi benefici in termini di migliore produttività e riduzione dei costi per le imprese, a medio e lungo termine questa prospettiva consente di intervenire su un raggio molto più ampio. Consente, ad esempio, di valutare l’impatto che queste politiche potenzialmente hanno sul funzionamento di diversi attori della politica economica e sociale: il settore della sanità, con i costi legati alle malattie di origine professionale, i costi legati alle politiche del lavoro per quanto riguarda la sostenibilità dei sistemi pensionistici, e non ultimo la qualità della vita, un indicatore sempre più tenuto in conto quando si tratta di elaborare proiezioni sulla sostenibilità dei nostri sistemi sociali.

Ovviamente, discorsi analoghi si possono fare per quanto riguarda le politiche dell’occupazione, in particolare di quella giovanile. Anche in questo caso non si tratta solo di salvaguardare un diritto fondamentale come quello del lavoro, ma di vedere lo sviluppo di queste politiche nel contesto più ampio delle politiche intergenerazionali, il cui impatto riguarda – in ultima analisi – il problema della sopravvivenza stessa della società in quanto tale. La mancanza di lavoro − o peggio ancora la rinuncia definitiva, da parte dei giovani, a cercarne uno – ha conseguenze non solo sul piano delle politiche di inclusione sociale, ma anche (e a più largo raggio) in aree apparentemente lontane come quelle della sostenibilità dei nostri sistemi di finanziamento del Welfare e delle politiche di lotta alla criminalità più o meno organizzata; e naturalmente, non da ultimo, ha effetto sul piano del contrasto alla informalizzazione crescente del mondo del lavoro, cioè all’estendersi di quella zona grigia al confine tra cosiddette forme “atipiche” di lavoro e puro e semplice lavoro nero sommerso (dove cessano di applicarsi le normali tutele e cessano di avere valore i diritti assicurati dalla legislazione del lavoro).

Un approccio sistemico a capo delle politiche sociali è un fronte sul quale vale la pena lavorare per il futuro, per tornare a vedere in queste politiche una risorsa piuttosto che un semplice costo, e un’opportunità per rispondere ai problemi del futuro.

Grazie della vostra attenzione, e naturalmente un augurio di buon lavoro.

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