Qualità della vita e analisi di bilancio: migliorare la vivibilità delle città italiane

Sorry, this entry is only available in Italian. For the sake of viewer convenience, the content is shown below in the alternative language. You may click the link to switch the active language.

bicicletta - citta

11 gennaio 2015, sole, venti gradi centigradi. Ieri giro di boa del campionato di serie A e Napoli è stata proclamata campione d’inverno.

Solo pochi giorni fa invece, puntuale come ogni anno, Il Sole24ore ha classificato le 110 province Italiane in base alla qualità della vita dei cittadini. Informazioni su lavoro e tempo libero, ambiente e popolazione, ma anche tenore di vita e ordine pubblico, sono utilizzate per dare pagelle alle province, dalle meno abitate a quelle più popolose. Anche quest’anno il verdetto del quotidiano di Confindustria è inclemente per Napoli e per buona parte delle province del Mezzogiorno, laddove si segnala il primato di Bolzano, seguita a sorpresa da Milano, prima grande metropoli della classifica. Seguono realtà medie e piccole, centri di eccellenza e vivibilità, valorizzati da bilanci sostenibili, qualità dei servizi offerti e dall’integrazione tra territorio e comunità locali.

Da sempre, dopo la classificazione segue un dibattito nazionale che vede sempre maggiori protagonisti e che mette in discussione l’affidabilità e la rappresentatività, se non addirittura il senso, di tali misurazioni. Le critiche più organiche vertono sulla definizione stessa di qualità della vita che viene assegnata dal quotidiano economico, sullo scarso peso o, in alcuni casi, omissione di alcune variabili e dimensioni rilevanti per il benessere, ma anche sul metodo di assegnazione dei punteggi. Dall’altro lato non mancano critiche mosse da un’impostazione faziosa che rigetta il risultato per partito preso, ignorando realtà e risultati conseguiti da altre province e tirando in ballo fattori peraltro indagati, su tutti il clima e l’offerta per il tempo libero.

Novità di quest’anno del quotidiano economico, probabilmente mossa dal tentativo di rispondere alle critiche sulla costruzione degli indici e dei criteri di valutazione, è un’interfaccia interattiva che offre la possibilità al lettore di “visualizzare i dati in modo inedito e scoprire nuove connessioni”. Già da diverso tempo invece Openpolis, un’associazione indipendente che produce progetti open source, attraverso filtri personalizzabili permette di confrontare l’evoluzione temporale di entrate, spese e indicatori dei diversi centri urbani, di stilare proprie classifiche e connettersi con realtà vicine e lontane. Il Sole 24 Ore tende a premiare da anni il modello emiliano-romagnolo e da quest’anno anche quello altoatesino, caratterizzati da amministrazioni oculate e riduzione di sprechi; i centri urbani più popolosi d’Italia invece, salvo qualche rara eccezione, fanno fatica scalare la classica, soprattutto a causa di disservizi ed inefficienze. Per questo motivo, focalizzandosi sui centri italiani con maggior numero di abitanti e rielaborando proprio le classifiche di Openpolis, in quest’analisi è stato costruito un panel utilizzando alcune voci di bilancio degli ultimi anni, per esaminare i servizi offerti al cittadino e il benessere generato per la comunità.

1

Da nord a sud, non solo varia lo schieramento politico delle amministrazioni, ma anche le rispettive politiche di bilancio registrano una notevole eterogeneità, sia nello spazio sia nel tempo. Dall’analisi delle spese effettuate, infatti, si evince che nelle sei maggiori città italiane si spende soprattutto per migliorare i trasporti pubblici. Nonostante ciò, il traffico rappresenta ancora un notevole problema per tutte le città analizzate. Altrettanto consistenti sono i fondi destinati allo smaltimento di rifiuti, anche se quasi in tutte le città prese in analisi si sono registrate emergenze e situazioni di crisi, legate anche alla mancata diffusione della raccolta differenziata, che stenta a radicarsi nei centri più grandi, dov’è più difficile il ritiro dei rifiuti porta a porta.

 

Iniziamo dal sud. Palermo è il quinto comune italiano per popolazione dopo Roma, Milano, Napoli e Torino, nonché principale centro urbano della Sicilia e dell’Italia insulare. Dopo aver perso più di dieci posizioni rispetto all’anno scorso, la Provincia si trova tra gli ultimi posti della classifica de Il Sole 24 Ore anche quest’anno. Tralasciando le polemiche legate agli sprechi di questa regione a statuto speciale, occorre rilevare che la spesa per rifiuti, urbanistica, cultura e turismo registrano un calo dal 2009 al 2013. Osservando la spesa media durante il quinquennio si evidenzia, inoltre, come le maggiori voci di costo siano riferite ai trasporti pubblici e ai rifiuti. Nonostante ciò, il malcontento dei cittadini è diffuso proprio per i servizi inefficienti e il verdetto della classifica è inclemente, inchiodando la città tra le ultime posizioni del ranking.

Elaborazione dell’autore – Fonte dati: Openpolis

Elaborazione dell’autore – Fonte dati: Openpolis

 

Napoli è il comune capoluogo dell’omonima città metropolitana e della Regione Campania, centro di una delle aree urbane più popolose e densamente abitate d’Europa. Famosa agli onori della cronaca anche per la triste vicenda dei rifiuti e della terra dei fuochi, ha visto crescere nel corso degli anni proprio questa voce di spesa, tra le più alte d’Italia e seconda solo a Roma. Inspiegabilmente bassa, viste le bellezze del territorio, l’enorme patrimonio storico e la crescita esponenziale del flusso turistico degli ultimi mesi, è la spesa destinata a turismo e cultura. La spesa pro-capite per trasporti invece ha registrato una crescita dal 2009 a 2011, e al dimezzamento della stessa nel 2012 è seguita una variazione positiva superiore al 50% nel 2013. Puntare sulle attività ricettive e sull’accoglienza dei turisti che sempre di più preferiscono Napoli ad altri centri italiani, migliorare la raccolta differenziata, aumentare i servizi per i cittadini e, perché no, ripensare in maniera critica agli indicatori per misurare il benessere:queste possono essere solo alcune delle ricette per abbandonare la coda della classifica per la Città e soprattutto per la Provincia.

Elaborazione dell’autore – Fonte dati: Openpolis

Elaborazione dell’autore – Fonte dati: Openpolis

 

Centro Italia: Roma, la capitale, è il comune più popoloso d’Italia e il quarto d’Europa. In leggera discesa rispetto al 2014, si piazza tra le prime venti secondo il quotidiano economico. Tralasciando gli aspetti giudiziari che hanno recentemente colpito la Città Eterna ed evitando riferimenti all’emergenza rifiuti, si segnala come, mediamente, la spesa per i trasporti sia tra le più alte d’Italia, insieme a quelle di Milano e Napoli. Bassa, invece, è stata la spesa media per il turismo negli ultimi anni, circa 4,50 euro pro-capite. Se la spesa per la cultura ha registrato una leggerissima variazione, i fondi destinati all’urbanistica sono più che quadruplicati dal 2009 al 2013 e quelli destinati ai rifiuti hanno registrato una variazione superiore al 700%. Diversi sondaggi registrano oramai che l’insofferenza dei romani è molto elevata soprattutto per i disservizi dell’azienda di trasporto, l’Atac, ed i continui scioperi dei servizi pubblici, ma anche per il traffico e la percorribilità delle strade. Per una città con una grande vocazione ad accogliere turisti e pellegrini, diventa sempre più complicato conciliare le esigenze dei residenti con quelle dei visitatori.

Elaborazione dell’autore – Fonte dati: Openpolis

Elaborazione dell’autore – Fonte dati: Openpolis

 

Salendo al nord, al quarantunesimo posto del ranking troviamo la Provincia di Genova che, affacciata sul Mar Ligure e dominatrice dell’omonimo Golfo, è il sesto comune italiano per popolazione. Analizzando i bilanci della città, si registrano variazioni alternate nel corso degli anni per la spesa pro-capite per urbanistica, trasporti, cultura e turismo. Senza considerare il valore evidentemente anomalo del 2009, si registra una variazione costante e leggermente crescente alla voce “rifiuti”, che sale di quasi il 10% dal 2012 al 2013. A Genova la qualità della vita è discreta. Molti anziani abitano una città storica, tranquilla e geograficamente suggestiva; resta comunque uno dei grandi centri dove si vive meglio, pur trovandosi quasi a metà classifica.

Elaborazione dell’autore – Fonte dati: Openpolis

Elaborazione dell’autore – Fonte dati: Openpolis

 

Torino è il capoluogo dell’omonima Città Metropolitana e della Regione Piemonte, il quarto comune italiano per popolazione e tra i primi centri economico-produttivi del Paese. A differenza delle altre città, la spesa pro-capite in euro per lo smaltimento dei rifiuti è tra le più rilevanti in termini relativi. Dal 2009 al 2013 Torino ha registrato un andamento altalenante: cresce del 55%, per poi diminuire del 12%, aumenta ancora del 12%, e diminuisce nuovamente nel 2013 del 18%, registrando durante tutto l’orizzonte temporale una crescita netta pari al 24%. Altrettanto altalenante è la spesa pro-capite per il turismo; la spesa per la cultura, che fa registrare un picco nel 2011, ha comportamento analogo. Stessi segni per trasporti e urbanistica. Nonostante la forte scossa a seguito delle Olimpiadi, evento che ha obiettivamente migliorato la città, Torino rimane un centro austero con ancora molte cose da migliorare, e la classifica del quotidiano milanese è inclemente. Casella numero 55.

Elaborazione dell’autore – Fonte dati: Openpolis

Elaborazione dell’autore – Fonte dati: Openpolis

 

Grande sorpresa tra le grandi città: Milano, nonostante gli alti livelli di smog registrati proprio in questi giorni. Tra i più popolosi centri italiani, terza area metropolitana d’Europa dopo Londra e Parigi ecentro finanziario del nostro Paese, il capoluogo meneghino è secondo in classifica per Il Sole 24 Ore. Risulta efficiente il sistema dei trasporti che registra una crescita costante della quota pro-capite investita. La spesa in cinque anni è più che triplicata soprattutto in occasione dell’EXPO che si è appena concluso. Paradossalmente, nonostante l’effetto EXPO, notevolmente diminuita è la spesa per il turismo, così come quella per la cultura, che resta comunque tra le più alte in Italia insieme a Torino.

Elaborazione dell’autore – Fonte dati: Openpolis

Elaborazione dell’autore – Fonte dati: Openpolis

 

Spendere meglio per trasporti, cultura, turismo e smaltimento dei rifiuti, ma puntare anche su interventi come i progetti di mobilità sostenibile, bike sharing, piste ciclabili, parchi giochi accessibili ai bambini con disabilità, impianti sportivi o orti urbani:questa è di sicuro la strada giusta per migliorare realmente la vivibilità dei nostri centri, al di là dell’opinabilità di misurazione di alcune elaborazioni. Queste politiche consentirebbero di dare una rinnovata importanza al cittadino, scommettere sul benessere sostenibile e facilitare la ripresa economica.

 

Spesso però, alla luce del patto di stabilità, della congiuntura economica e delle inefficienze degli amministratori, i fondi pubblici non bastano e bisogna trovare mezzi di finanziamento alternativi. Una possibile soluzione può essere rappresentata dal “crowdfunding civico”: si tratta di una vera e propria colletta 2.0 che coinvolge direttamente la comunità locale non solo nella fase di finanziamento, ma anche nella fase di “manutenzione”. L’esperimento ha cominciato a dare i suoi frutti a Firenze, facendo comprendere che questa pratica potrebbe e dovrebbe essere esportata anche nelle altre città del Belpaese.

Quanto alla classifica sulla qualità della vita utilizzata come pretesto per quest’analisi, va riconosciuto quanto segue: se pure è vero che molte critiche al ranking sono spesso mosse da campanilismo e da un’interpretazione approssimativa dell’elaborato, appare chiaro il limite dell’ignorare completamente una serie di parametri non economici nelle misurazioni. Al fine di conseguire un’elaborazione più definita, completa e oggettiva, connotata da una più puntuale scientificità nell’individuazione e nel peso delle misurazioni, come ormai avviene per rilevazioni nazionali e internazionali, diventa fondamentale prendere in considerazione anche parametri qualitativi, per ovviare al rischio di rappresentazioni distorte di risultati, analisi e politiche. Strumenti come quelli offerti da Openpolis possono facilitare questo percorso, operando su una migliore e più capillare fruizione ed interpretazione dei dati da parte dei cittadini, degli analisti e delle stesse amministrazioni.

 

Per approfondire

Associazione Openpolis

 

Foto: “Bicicletta” (CC BY-SA 2.0) by tolosa

About Cosimo Abbate

Consulente economico e finanziario, è Dottore di Ricerca in Scienze Economiche. Ha collaborato per la FAO, le Università “Parthenope” e “Federico II” di Napoli e l'Université de Lyon II, dove ha svolto il post-doc. I suoi temi di ricerca riguardano la Sostenibilità Economica e Agroalimentare, i Mercati Finanziari, la Finanza Comportamentale e le Asimmetrie Informative nel Mercato del Lavoro

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *