Consulenza 2.0: il nuovo ruolo del dottore commercialista

Salvatore Tramontano
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Contributo di Salvatore Tramontano, Presidente della Fondazione dell’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Napoli (ODCEC), tenutosi il 27 novembre 2015 in occasione del lancio del Center for Economic Development & Social Change, nell’ambito del Congresso Nazionale di Futurologia “Le sfide del domani” organizzato dall’Italian Institute for the Future (IIF) svoltosi presso l’Università di Napoli Suor Orsola Benincasa.

 

Consentitemi di fare i complimenti al Direttore del Center for Economic Development & Social Change, Andrea Gatto, e a tutti quelli che da anni hanno iniziato questo progetto: lo stanno portando avanti in maniera veramente eccellente.

Ho incontrato la loro realtà qualche anno fa, quando ero già Presidente della Fondazione. La nostra è un’attività professionale tradizionale, o quanto meno ha radici che risalgono a tanti anni fa: ha un’impostazione tradizionale, che ovviamente ha subito delle modifiche di adattamento ai cambiamenti che sono sopravvenuti nell’economia. Eppure, quando li ho conosciuti, mi sono reso conto che la loro attività era in linea con i tempi, anche per quanto riguarda la nostra attività professionale.

Noi commercialisti per tantissimi anni abbiamo avuto una realtà alquanto statica, ci siamo sempre concentrati e specializzati in argomenti riguardanti la gestione delle imprese, in particolare la parte fiscale e contabile. Poi, da una ventina di anni a questa parte, un po’ per effetto della globalizzazione, un po’ per esigenze di adeguamento alle realtà imprenditoriali e alle normative di riferimento al nostro settore, abbiamo subito dei rapidi cambiamenti:  l’attività professionale svolta venti, venticinque anni fa, oggi non esiste assolutamente più. Chi è radicato a quegli schemi, chi ha un’impostazione di studio come quella tradizionale (e qualcuno c’è ancora), purtroppo sta subendo delle riduzioni drastiche di lavoro.

 

Noi commercialisti per tantissimi anni abbiamo avuto una realtà alquanto statica.  Poi, da una ventina di anni a questa parte, l’attività professionale svolta venti, venticinque anni fa, oggi non esiste assolutamente più. Chi è radicato a quegli schemi, chi ha un’impostazione di studio come quella tradizionale (e qualcuno c’è ancora), purtroppo sta subendo delle riduzioni drastiche di lavoro.

 

Quando ho incontrato Andrea e gli altri mi sono reso conto che si poteva attuare una sinergia interessante, andando a seguire gli schemi logici che loro utilizzano nell’individuare i cambiamenti negli scenari economici a livello locale, nazionale e internazionale, e vedere come noi professionisti e consulenti delle imprese possiamo adattare le nostre competenze, affiancando gli operatori del settore economico.

La Fondazione ha, come attività prevalenti, la ricerca e l’alta formazione; abbiamo anche l’Ordine, perché la Fondazione è un ente dell’Ordine dei Dottori Commercialisti. Fondazione e Ordine hanno natura giuridica diversa e attività differenti, ma anche insieme all’Ordine si svolge attività di formazione, obbligatoria perché abbiamo dei livelli formativi obbligatori. Per questo motivo, quando sono diventato presidente della Fondazione, venendo dall’esperienza come Consigliere dell’Ordine mi sono posto il problema di evitare di svolgere attività che si accavallassero a quelle che già svolte dall’Ordine, dove ci sono cinquanta commissioni di studio per varie attività sia tematiche per la professione, sia per quanto riguarda attività di impresa.

Abbiamo tentato di seguire delle strade forse nuove per quel che riguarda la nostra professione a livello nazionale. Abbiamo costituito, nel 2010, la prima delegazione italiana dei Dottori commercialisti presso il Consiglio d’Europa, e abbiamo visitato la Corte di Strasburgo dei diritti dell’uomo. Anche gli avvocati avevano fatto una cosa simile: infatti, c’è la possibilità per i cittadini dei 47 Paesi presenti in Consiglio d’Europa di far valere i propri diritti innanzi alla Corte Europea, e questo vale anche per i contribuenti dei 47 Paesi. Questa non è un’istituzione collegata all’Unione Europea, dove c’è un altro organismo, un’altra struttura. Abbiamo tentato di far conoscere questo progetto ai nostri colleghi (ma non solo: organizziamo eventi che coinvolgono anche altre categorie professionali, avvocati, università). Stiamo cercando di organizzare un Master su questo argomento, cioè la possibilità di utilizzare la Corte di Strasburgo e la Corte di Giustizia Europea come strumento e difesa dei diritti dei cittadini italiani (per quanto riguarda il nostro settore, dei contribuenti italiani), perché fino ad oggi non è stato ancora presentato, da parte dei contribuenti italiani, un ricorso in materia tributaria dinanzi alla Corte di Strasburgo.

 

Abbiamo costituito, nel 2010, la prima delegazione italiana dei Dottori commercialisti presso il Consiglio d’Europa, e abbiamo visitato la Corte di Strasburgo dei diritti dell’uomo.

 

Questo che vi ho riportato è un esempio, un tentativo d’interpretazione di attività professionale diversa. Con Andrea ci siamo conosciuti in un’occasione che mi sta molto a cuore, cioè quella dello studio e dell’analisi della problematica Euro dell’Unione Europea a BCE, cosa che abbiamo posto anche all’attenzione dei colleghi della Fondazione portando avanti delle attività. Abbiamo organizzato convegni, istituito un bando per l’attribuzione di borse di studio a lavori meritevoli di essere premiati in vari ambiti (uno è il problema della riserva bancaria, l’altro è il problema relativo all’esistenza di un meccanismo di gestione della moneta unica in Stati che hanno sovranità separate): abbiamo terminato questo lavoro, e premiato i due lavori (tra poco faremo, probabilmente, delle pubblicazioni).

Questo è un altro esempio di come i Dottori commercialisti si possano occupare di problematiche che apparentemente sembrano distanti dall’attività professionale quotidiana, ma che in realtà influenzano quotidianamente il nostro operato. Vi ricordo che siamo una categoria professionale che fa da cerniera tra i contribuenti e lo stato, e il nostro intento è quello di portare alla legalità i nostri clienti; abbiamo l’obbligo  di far rispettare le leggi , siamo coloro che le devono conoscere e devono guidare i clienti in una corretta applicazione e interpretazione delle norme. Nel fare questo, c’è quella che io chiamo “attività sociale”. Ovviamente, in tutte le categorie ci sono coloro che per scelta non rispettano le leggi, ma non è la norma; ci sono degli esempi, ma la nostra attività non è soltanto quella di fare la dichiarazione dei redditi e tenere la contabilità: abbiamo un compito sociale estremamente importante, che negli ultimi anni si è ulteriormente ampliato. Infatti, l’amministrazione finanziaria ha delegato ai professionisti lo svolgimento di compiti che fino a poco prima erano di competenza dell’amministrazione pubblica. Il tutto gratuitamente, e con aumento di responsabilità.

 

Siamo una categoria professionale che fa da cerniera tra i contribuenti e lo stato, e il nostro intento è quello di portare alla legalità i nostri clienti; abbiamo l’obbligo  di far rispettare le leggi , siamo coloro che le devono conoscere e devono guidare i clienti in una corretta applicazione e interpretazione delle norme.

 

Questo ha portato, e sta portando, a un periodo di crisi: l’attività professionale dei Dottori commercialisti (come altre) ha subito, oltre alla crisi economica, anche un atteggiamento dell’amministrazione finanziaria “ostile” nei nostri confronti. E non perché non ci dia agevolazioni o non ci segua nel percorso di espressione della nostra attività professionale, ma perché ci obbliga a intervenire dove – a nostro avviso – sarebbe l’amministrazione finanziaria a intervenire. Per cui, nel vivere quest’esperienza, ci stiamo ponendo nella condizione di far emergere queste difficoltà all’amministrazione finanziaria, consentendo di essere al suo fianco, e non in contrapposizione.

Non voglio tediarvi con le problematiche tipiche della nostra professione, ma andando a concludere: in relazione al compito che mi è stato dato, cioè quello di fare una previsione di come sarà il futuro dell’attività professionale dei Dottori Commercialisti, e più in generale delle attività professionali nate dal nostro ordinamento giuridico, sicuramente non è facile fare una previsione. Non è facile, perché se immagino com’era la professione dieci, quindici anni fa, quello che è successo non era prevedibile. I cambiamenti che sono avvenuti non erano assolutamente prevedibili sia per quanto riguarda l’influenza che c’è stata nell’economia globale (la crisi economica, tutto quello che è successo nel 2008), sia per quanto riguarda l’esigenza dell’amministrazione finanziaria di intervenire nel nostro settore, con norme sempre più complesse e vessatorie nei confronti nostri e dei nostri clienti.

In realtà, facendo un’analisi non di breve periodo ma di medio/lungo periodo, a mio avviso l’attività del Dottore Commercialista è un’attività che ha l’obbligo di adeguarsi in maniera rapida ai cambiamenti che stanno avvenendo nell’economia generale. Sta avvenendo un passaggio netto, ma non sono io a dirlo: si sta passando dall’economia reale a un altro tipo di economia. Oggi l’imprenditore va inteso non più, soltanto, come produttore di beni, ma come imprenditore in senso lato. Con tutte le startup innovative, con tutte le nuove attività (che poi nuove non sono, ma sono innovative in quanto stanno seguendo l’evoluzione dei mercati globali, con la condivisione attraverso la rete), noi abbiamo l’obbligo di essere propositivi accanto all’impresa e di assicurare non soltanto l’assistenza legale, ma tutte quelle competenze in grado di poter essere realmente di supporto all’impresa, e quindi allo sviluppo economico. Questo vuol dire che noi commercialisti dobbiamo adeguarci, e non soltanto dal punto di vista normativo.

 

L’attività del Dottore Commercialista è un’attività che ha l’obbligo di adeguarsi in maniera rapida ai cambiamenti che stanno avvenendo nell’economia generale. Sta avvenendo un passaggio netto: si sta passando dall’economia reale a un altro tipo di economia.

 

Devo ammetterlo: quando l’anno scorso Andrea mi disse  che stavano organizzando il Congresso Nazionale di Futurologia, pensai che il proposito richiede un certo impegno. Avere, tra virgolette, la “presunzione” di riunirsi per parlare di futuro in questi termini è impegnativo, ma anche estremamente interessante. Avere il coraggio – come categoria professionale, in rappresentanza di un Ente – di venire qua e dirvi che noi siamo al vostro fianco; dirvi che condividiamo insieme un percorso, che  le competenze del nostro settore possono essere messe a vostra disposizione; che abbiamo tutta un’attività anche con le startup innovative. Tutto questo richiede impegno, ma sicuramente è stimolante.

 

Avere la “presunzione” di riunirsi per parlare di futuro in questi termini è impegnativo, ma anche estremamente interessante. Avere il coraggio – come categoria professionale, in rappresentanza di un Ente – di venire qua e dirvi che noi siamo al vostro fianco; dirvi che condividiamo insieme un percorso, che  le competenze del nostro settore possono essere messe a vostra disposizione; che abbiamo tutta un’attività anche con le startup innovative. Tutto questo richiede impegno, ma sicuramente è stimolante.

 

Speriamo di riuscire, anche con il supporto del Professore Balletta (che si è reso disponibile più volte anche nelle nostre attività), a portare avanti una crescita per quanto riguarda noi e la nostra categoria professionale, in modo da poter affiancare gli attori dello sviluppo economico. Faccio di nuovo i complimenti a tutti, e buon proseguimento di lavoro.

About Salvatore Tramontano

È Consigliere dell'ODCEC - Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Napoli e Presidente della Commissione Trust del Consiglio Nazionale Dottori Commerciali ed Esperti Contabili. Già Presidente della Fondazione ODCEC, è dottore Commercialista e Revisore dei Conti. È inoltre Honorary Regional Secretary della British Chamber of Commerce for Italy.

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