Un Polo Tecnologico per il Sud: il caso del BIC di Città della Scienza

Mariangela Contursi
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Fin dalle origini del progetto “Città della Scienza”, l’idea di una struttura di divulgazione e comunicazione scientifica attraverso esposizioni ed exhibit hands-on, che diventerà il Science Centre (poi distrutto dall’incendio del 4 marzo 2013), si accompagnava a quella di un incubatore di imprese innovative in grado di rispondere alla grande sfida posta alla fine degli anni Ottanta dall’esaurimento del processo di industrializzazione e dalla necessità di una riconversione verso il terziario avanzato. Sfida tanto più impegnativa in un’area come quella del quartiere di Bagnoli, a Napoli, che per tutto il Novecento era stata caratterizzata dall’industria pesante. Un primo modello era stato inaugurato agli inizi degli anni Novanta nell’allora “Spazio Idis” di via Coroglio, che ospitava spazi per nuove imprese innovative (allora il termine start-up non era ancora utilizzato). Nel 2003 l’inaugurazione dei nuovi edifici progettati dall’architetto napoletano Massimo Pica Ciamarra permetteva l’apertura del BIC, acronimo di Business Innovation Center: uno spazio  di 4000 metri quadri articolato in 35 moduli dedicati alle realtà imprenditoriali, oltre a spazi comuni, immersi in un’area verde strappata alle rovine di archeologia industriale e di fronte al nuovo Science Centre inaugurato nel 2001.

Nel 2005 la Regione Campania, in un’ottica di valorizzazione del progetto, trasformava il BIC in un’azienda in house che nel 2008 avrebbe preso il nome di “Campania Innovazione”. Un tentativo che purtroppo l’ente pubblico non è riuscito a trasformare in un volano di crescita per l’area ovest di Napoli, tant’è che alla fine del 2013 l’in house veniva messa in liquidazione e il BIC, ribattezzato “Polo Tecnologico”, è tornato sotto la gestione della Fondazione Idis, che guida l’intero sistema Città della Scienza. Al di là delle difficoltà gestionali, tuttavia, il Polo Tecnologico di Città della Scienza è stato in grado, negli anni, di dare vita a un ricchissimo tessuto produttivo e innovativo che aspetta solo di poter contaminare il Sud e l’intero paese. Dal 2003 sono state ospitate nel Polo Tecnologico oltre 90 imprese, erogando circa 120 percorsi di assistenza: la metà di incubazione e l’altra metà divisa in percorsi di pre-incubazione e di Business Park, dove  le aziende più mature hanno potuto trovare ospitalità e assistenza nella creazione di network e di internazionalizzazione.

Quasi due terzi delle imprese entrate nella struttura ne sono poi fuoriuscite al termine di un percorso di assistenza di qualità tale che, dalle informazioni raccolte, viene stimato un tasso di sopravvivenza intorno al 90%. Un dato che riveste grande importanza perché sfata la convinzione piuttosto diffusa che il Polo sia una struttura “chiusa”, senza ricambio imprenditoriale.

Le prime imprese insediatesi nel Polo hanno dovuto fare i conti con una rapida evoluzione dei settori produttivi iniziali di riferimento (ICT, ambiente ed energia, aeronautico ed aerospazio)  e con la conseguente comparsa di prodotti e servizi innovativi sui relativi mercati che ha indotto le imprese a spostare in alcuni casi l’asse del core business. Nel settore ICT è stata registrata una notevole accelerazione sia nella produzione di app di ambito web e mobile, sia nel campo della sicurezza informatica. Su questo secondo fronte, in particolare – e nonostante il fermento riscontrabile nella diffusione di sistemi sempre più “aperti” per l’accesso e la condivisione delle informazioni (si pensi al cloud e all’open source) – si è rafforzata la domanda per soluzioni avanzate a garanzia di una maggiore protezione dei dati: dai sistemi di crittografia alle attività di consulenza in materia di valutazione della vulnerabilità di sistemi e infrastrutture reti.

Un altro aspetto rilevante è la diffusione di quelle facilitazioni tecnologiche (user friendly, plug&play) destinate a migliorare la qualità della vita di tutti i giorni in ambito domestico, dedicate in particolare a categorie svantaggiate (disabili, anziani, ammalati) e che stanno portando alla ribalta la scienza della domotica. Un ulteriore sviluppo settoriale, recepito nell’attuale classificazione delle imprese insediate nel Polo, attiene alla disciplina del marketing che, da alcuni anni, guarda sempre più con attenzione al Web 2.0 ed in particolare all’espansione verso i nuovi media come social network, blog e tutte le piattaforme tecnologiche di condivisione dei contenuti in rete, rendendo necessarie specializzazioni e personalizzazioni dei servizi alle aziende, motivo per il quale la materia è oggi diffusamente riconosciuta come digital marketing.

L’ubicazione in una struttura “protetta” e la prossimità fisica con altre realtà aziendali conferiscono a ciascuna impresa del Polo un maggiore senso di sicurezza, così come il confronto quotidiano che ne scaturisce con le altre aziende e la logica “porte aperte” si traduce in nuove conoscenze e relazioni. In un sistema economico endemicamente caratterizzato dall’individualismo, nel Polo si è sviluppata una cultura del fare sistema così radicata che oggi le imprese ritengono più faticoso, costoso, rischioso, difficile, quasi innaturale, andare ognuno per la propria strada piuttosto che costruire percorsi di sviluppo comuni. Da un  lato, viene assegnato un elevato indice di gradimento ad attività come l’assistenza di sportello ed il tutoring che hanno accompagnato le imprese, a ritmi intensivi, nei loro primi anni di vita, e che continuano ad accompagnarle anche in fasi più avanzate di sviluppo, in cui, superata la sfida dello start-up, si pone quella della crescita, dell’innovazione, dell’internazionalizzazione, del re-start-up. Dall’altro lato, si esprime apprezzamento verso tutte quelle azioni – informativa su bandi e opportunità, partecipazione ad eventi – che hanno avuto un effetto moltiplicatore delle collaborazioni, sia fra le stesse imprese insediate sia con realtà esterne al Polo, come le istituzioni di varia natura presenti sul territorio regionale ed oltre. Il Consorzio “Area Tech Coroglio”, nato nel 2008, è ancora oggi riconosciuto come il principale risultato della cooperazione sviluppata fra le imprese del Polo.

Oggi le imprese del Polo Tecnologico producono un fatturato annuo di circa 15 milioni di euro, +53% rispetto al 2010, e danno lavoro a circa 200 persone. Ben 20 i brevetti depositati e registrati, mentre più della metà vanta ormai un solido mercato estero in oltre 30 paesi.

È da questi numeri che Città della Scienza intende partire per una nuova fase della storia del Polo Tecnologico, una fase ormai improrogabile data la velocità con cui sta cambiando il tessuto produttivo dell’Italia. Un primo passo è stato compiuto nell’aprile 2013 con l’inaugurazione dello Smart Lab Incubator nell’ambito del progetto KiiCS (Knowledge Incubation in Innovation and Creation for Science) promosso dalla Commissione europea e gestito da Città della Scienza. Questa nuova versione 2.0 dell’Incubatore ospita sei start-up selezionate attraverso un bando pubblico al quale hanno partecipato circa 100 proponenti con una percentuale decisamente alta di under-35, pari al 70% delle domande ricevute. Le sei idee d’impresa selezionate vanno dalle soluzioni tecnologiche per il bike sharing allo sviluppo di app per servizi turistici, a software e servizi open data, alle officine creative del FabLab, servizi interattivi e multimediali diretti alla promozione di eventi applicativi e un’impresa design-oriented nel settore del gioiello contemporaneo.
L’ingresso di nuove realtà giovani e innovative ha richiesto una ridefinizione degli spazi del Polo Tecnologico. In tal senso è già in corso una fase di uscita delle aziende mature presenti nel Business Park verso un nuovo edificio situato in via Diocleziano, nel quartiere di Fuorigrotta, nelle disponibilità della Fondazione Idis-Città della Scienza. Una soluzione che permette di mantenere i vantaggi dell’hub senza disperdere le competenze e il business maturato a Bagnoli e anzi consolidandolo nell’area ovest di Napoli, così da permettere una messa a sistema di tutti i servizi di innovazione tecnologica della Municipalità Bagnoli-Fuorigrotta. Sempre a questo fine, Città della Scienza ha aderito con convinzione nel febbraio 2014 alla nascita del Centro Commerciale Naturale di Bagnoli, che unisce oltre 70 realtà imprenditoriali, artigianali, commerciali e associative. Grazie a un finanziamento regionale di 5 milioni di euro, il CCN di Bagnoli intende creare una solida rete produttiva in un’area tradizionalmente periferica ma dalla grande vocazione turistica e commerciale, favorendone lo sviluppo. A questo proposito significativa è stata la richiesta di assumersi la gestione e la conseguente riapertura al pubblico del Pontile Nord chiuso dopo il fallimento della BagnoliFutura, la società di trasformazione urbana che purtroppo si è dimostrata non all’altezza dell’ambizioso compito di proiettare l’area ex industriale di Bagnoli nel XXI secolo.

Un’altra sfida per il Polo Tecnologico consiste nell’aprirsi alla rivoluzione della fabbricazione digitale. Già l’insediamento di un FabLab attraverso lo Smart Incubator ha permesso di avviare le prime significative sperimentazioni nel settore della stampa 3D. Grazie a un accordo tra Città della Scienza e il Museo del MIT di Boston sarà possibile aprire a breve un FabLab Research Centre per la progettazione, la realizzazione e la manutenzione degli exhibit delle nuove aree museali del Science Centre. Parte dei nuovi exhibit per la divulgazione scientifica sarà così realizzata direttamente con la stampa 3D, così come i pezzi di ricambio necessari. Si consolida così il progetto di una compenetrazione delle due realtà che costituiscono il sistema Città della Scienza: il Science Centre (per il quale sta per partire il bando per la progettazione architettonica) e il Polo Tecnologico; una compenetrazione testimoniata anche dal fatto che la galleria del Polo ha ospitato da marzo a giugno di quest’anno la mostra interattiva “Hall of Fame” dell’Ufficio Brevetti Europeo. Il nuovo centro di ricerca FabLab avrà inoltre l’obiettivo di disseminare tra le imprese del Polo e dell’area le innovazioni introdotte dal nuovo sistema di fabbricazione digitale, da adattare ai processi di produzione attualmente in uso.

Prossime tappe saranno, nei prossimi mesi del 2014, l’apertura di uno spazio di coworking, postazioni di lavoro in un ambiente condiviso a disposizione di professionisti, freelance, programmatori e team di lavoro per vivere il sistema di opportunità di Città della Scienza con la massima flessibilità; il lancio del nuovo bando di Pre-Incubazione, per la selezione di idee di business innovative da accompagnare con un percorso di tutoraggio personalizzato per un periodo che andrà dai 6 ai 12 mesi; e il nuovo bando di Incubazione, per la selezione di start-up innovative che avranno la possibilità di insediarsi nel Polo in uno spazio dedicato e attrezzato, da accompagnare con un percorso di tutoraggio personalizzato della durata massima di tre anni. Le sfide poste dalla Terza rivoluzione industriale ci spingono a chiedere ai portatori d’idee una forte capacità di innovazione specialmente in ambiti quali le smart city e la smart education, aree a cui Città della Scienza guarda con grande attenzione, oltre che a una forte vocazione d’internazionalizzazione, che il Polo Tecnologico potrà senz’altro favorire grazie ai solidi contatti esteri, tra cui soprattutto quelli intessuti con la Cina. Il futuro di realtà come il Polo Tecnologico di Città della Scienza sarà rappresentato dalla creazione di un nuovo sistema di reti e alleanze, in particolare attraverso la connessione operativa tra grandi imprese, PMI, startup, Università e centri di ricerca su precisi obiettivi di innovazione, per aprire ancora di più il Polo Tecnologico alla città e all’intero paese e contribuire a creare la nuova economia della conoscenza di cui l’Italia ha urgente bisogno.

In foto:

Veduta di quanto resta dell’acciaieria Italsider di Bagnoli (Napoli). Autore foto: Roberto De Martino

About Mariangela Contursi

Responsabile del BIC-Business Innovation Center e del Polo Tecnologico della Città della Scienza di Napoli, dove lavora da vent’anni come responsabile dell’incubatore e dei servizi di creazione e sviluppo d’impresa, occupandosi in particolare dei temi delle ICT, smart cities e nuovo artigianato digitale.

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